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=C.A.O.S.=

Niente da fare. NIENTE. DA. FARE.
Nemmeno oggi riesco a leggere e studiare in santa pace. Missione impossibile. Questa casa è un girone dell'inferno versione domestica: urla, schiamazzi, metal a palla, porte che sbattono come in un horror di serie B. Mia madre urla. Mio padre urla a mia madre di non urlare. Mia madre, per coerenza, risponde urlando ancora più forte. Logica implacabile.

Le mie sorelle stanno litigando su chi deve pettinare il gatto. Il gatto. Pettinare. Un essere vivente che vive per sputarti addosso ciocche di pelo e giudizio. E loro litigano come se la posta in gioco fosse la corona d'Inghilterra.
Mio fratello fa da arbitro. A volume da stadio, ovviamente.

E io? Io cerco solo di capire la fisica quantistica relazionata alla teoria delle stringhe. Una roba semplice, tipo la lista della spesa, no?

MA BASTA.
Esco. Vado al parco. Non sarà il tempio dello zen, ma almeno lì c'è solo il caos del mondo, non quello del mio salotto.
Prendo lo skateboard, butto il libro di scienze nello zaino (sperando che non venga contaminato dalla stupidità ambientale), e vado.

Leggerò tra un trick e l'altro. Il bello di essere un topo di biblioteca con la faccia da “non rompermi le palle” è che, al parco, nessuno si avvicina. Mai.
La pace, ragazzi.
La. Pace.