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1| Diario d'Arte - The Soul of the Rose, John William Waterhouse
Nel silenzio sospeso di un giardino fuori dal tempo, una donna posa il volto contro una rosa come se cercasse, in quel profumo, la memoria di un’altra vita. 'The Soul of the Rose' appare allora non più come un semplice dipinto, ma come un varco sottile, un punto in cui il mondo visibile sfuma verso ciò che non ha forma.
La figura femminile, colta nell’attimo di un’intimità con il fiore, non sembra soltanto annusarne la fragranza: pare ascoltarlo. Forse la rosa mormora, o forse è lei che confessa al bocciolo un segreto che non oserebbe affidare alle parole. La luce glissa sui mattoni del muro, accarezzando le sue vesti morbide, e in quell’abbandono composto vi è la traccia di una preghiera interiore. Waterhouse non la dipinge semplicemente bella: la dipinge in attesa, quasi ferma su un confine invisibile tra desiderio e ricordo.
Si potrebbe dire che la rosa non è un semplice fiore, ma un punto di contatto tra il mondo terreno e ciò che in noi resta senza consistenza. Il volto della giovane, sfiorato appena dalla luce, suggerisce una nostalgia che non ha nome, forse una nostalgia non per qualcosa che fu, ma per ciò che avrebbe potuto essere. In questo spazio impercettibile, in questa fenditura emotiva, l’opera vive e respira.
E così il dipinto diventa un racconto: un racconto fatto di silenzi che profumano e di memorie che fioriscono all’improvviso come rose. Non ci dice nulla, eppure ci parla. Non racconta una storia, eppure ne evoca una. E mentre lo sguardo della donna rimane fisso sul fiore, il nostro resta sospeso su di lei, come se avessimo timore che muovendoci troppo potessimo disturbarla, infrangere quel momento tanto intimo e disgregare l'unione della sua anima con quella avvolta dai petali eterei di quella rosa.

The Soul of the Rose, John William Waterhouse, 1903
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Posted 11/14/2025, 1:00 PM